Uno stile di vita vegano è il primo passo per prevenire il rischio di nuove pandemie
Alcuni conoscenti pensano che io sia un paranoico terrorizzato dalle pandemie: hanno assolutamente ragione!
Non solo ho perso mio padre per colpa di Covid-19, ma sono convinto che esista un rischio concreto (e terribilmente vicino) di una pandemia globale, ancor più catastrofica.
Te lo dico con parole più chiare: “se non cambiamo quanto prima il modo in cui viviamo e mangiamo, sarà davvero un gran casino”.
Esattamente come l’influenza Spagnola del 1918, l’attuale Coronavirus è un vero incubo per la maggior parte di noi, sebbene stiamo parlando “solo” di una pandemia di categoria 2 ed i virologi ritengono che essa sia giusto una “prova di trasmissione” per la catastrofe più grave di sempre nella storia dell’umanità!
Oggi infatti abbiamo ancora acqua potabile, cibo in quantità, energia, servizi pubblici, trasporti, internet e nonostante i milioni di morti in tutto il mondo (mio padre è uno di loro cari “negazionisti”) la nostra vita continua “quasi normalmente” (e per alcuni irresponsabili come se nulla fosse).
Adesso però non perderò tempo a parlare di ciò che già sai o dovresti sapere, come l’importanza del distanziamento sociale, dell’igiene personale, di indossare la mascherina (non solo a Carnevale).
Hai mai sentito parlare di “certe” pandemie?
Esiste qualcosa che molti non sanno (o non ricordano). Alcuni decenni addietro, per la precisione nel 1997, fece la sua comparsa a Hong Kong un virus influenzale chiamato H5N1, la famosa influenza aviaria, ciò che noi Italiani abbiamo sempre considerato un “male dei cinesi”, lontano da noi quasi 10.000 km e per questo inarrivabile nel Belpaese. Sbagliato!
Stiamo parlando di una pandemia decisamente più devastante di Covid-19, con un tasso di mortalità di 1 su 2, esattamente come lanciare una monetina o se preferisci giocare alla roulette russa, un mostro che potrebbe raggiungerci in sole 24 ore, il tempo di un volo intercontinentale, uno scalo internazionale e un caffettino in aeroporto.
Quali sono le cause dell’influenza aviaria e perché non dobbiamo sottovalutarla?
I polli collegano la popolazione degli uccelli selvatici, in cui prospera l’influenza aviaria e gli esseri umani tra i quali possono emergere e svilupparsi numerose pandemie.
Sino a quando alleveremo miliardi di polli (ed altri animali innocenti) negli allevamenti intensivi per scopi alimentari, ci saranno rischi sempre maggiori.
Sino ad oggi quella “brutta bestia” è rimasta miracolosamente un virus dei polli e non delle persone, ma è sempre là fuori che evolve, muta e si ricombina, insieme ad altri virus mortali, cercando nuovi “ospiti” e nuovi modi per infettare l’essere umano.
Stiamo parlando di una bomba ad orologeria, ma la gente comune non ne ha consapevolezza. Nessuno parla del virus che minaccia di mettere in ginocchio l’intero pianeta con impatti socio-economici da film di fantascienza e che rappresenta una spaventosa minaccia per la nostra esistenza.
L’influenza aviaria è il killer più spietato di sempre e rappresenta il più grande e grave pericolo per l’umanità.
Citando le parole dell’OMS, H5N1 è una malattia di “proporzioni bibliche”, il più grande rischio umano di sempre, una questione di salute pubblica di dimensioni globali che potrebbe uccidere un miliardo o più di persone in tutto il mondo.
E’ solo questione di tempo a meno che non affrontiamo (tutti!) un enorme cambiamento nel nostro modo di vivere e nutrirci.
Il mondo non ha idea di cosa dovrà vedere se questo “mostro” si materializzasse per davvero. Potrebbe accadere ogni giorno, già oggi stesso e non abbiamo la misera idea di come fermarlo.
Nessuno ne parla e così ignoriamo il più grande pericolo per l’umanità, quello che nessuno potrebbe più fermare, anche se viviamo nell’epoca della medicina moderna e siamo dotati di ventilatori, antibiotici, vaccini e tecnologie mediche di ultima generazione.
La verità è che rispetto al 1918 non siamo poi così avanti in termini di capacità di gestire la sindrome acuta da stress respiratorio, dunque le nostre possibilità di sopravvivere non sono molto più alte rispetto a 100 anni fa.
H5N1 è una bestia che muta dunque i vaccini (con tutti i loro limiti e guai) non sono per definizione l’àncora di salvezza.
Il virus è inoltre resistente agli antibiotici che utilizziamo incoscientemente nell’agricoltura intensiva come promotori della crescita. Devi sapere che in media ci mettiamo 17 anni a sviluppare un nuovo antibiotico, mentre il nostro nemico virulento può sviluppare resistenza (all’antibiotico) in pochi minuti, azzerando l’efficacia delle medicine, dunque la nostra capacità di combattere le infezioni. In altre parole una guerra impari.
Voglio essere certo che tu capisca bene la gravità della situazione. Il virus è un grande bastardo, “brutte notizie avvolte in una proteina”, un maestro della metamorfosi, un alieno dai superpoteri, un prestigiatore dal vasto repertorio, un pericoloso mutante, un terrorista che può cambiare facilmente la sua identità, impadronirsi di un “ospite” vivente, “hackerare” il suo corpo, ingannare il suo sistema immunitario, invadere il flusso sanguigno, spegnere organi vitali, trasformare i suoi polmoni in “fabbriche di virus”, diffondersi in altri ospiti, resistere agli antibiotici, farsi trasportare dall’aria e perseguire la sua sanguinosa missione di infettare la specie umana con determinazione mortale.
H5N1 è qualcosa di mai visto prima e dotato di una strabiliante capacità di mutare, in altre parole la minaccia Numero Uno per la salute globale e l’incubo peggiore per gli scienziati di tutto il mondo.
Non ha tuttavia senso farsi prendere dal panico (perché non servirebbe a nulla) ma rispondere a una semplice domanda.
Da dove vengono queste pandemie e come le possiamo prevenire, fermare e debellare?
La risposta è molto semplice: le infezioni virali più mortali per l’uomo come SARS, MERS e COVID-19 hanno origine negli animali e passano all’uomo attraverso un “ospite intermedio”. Chi è dunque questo maledetto? La verità è che questo “intermediario” può essere uno dei miliardi di animali innocenti allevati dall’industria intensiva a livello globale e non solo in Cina.
Le più recenti pandemie non hanno infatti avuto origine in Asia (Italia 1999, Messico 2002, Olanda 2003, Usa 2009, solo per citarne alcune). In particolare gli Stati Uniti, il paese che ha “aperto le danze” della produzione intensiva di pollame a livello mondiale, ha rilevato più influenze aviarie di qualsiasi altro paese al mondo; oltre 200 focolai di aviaria solo negli ultimi 5 anni.
Ci rendiamo conto del rischio? E mentre il “born in the USA” fa la parte dell’“untore”, il governo americano e paesi compiacenti non fanno altro che ignorare l’inevitabile, insabbiare i misfatti, bendare l’opinione pubblica, bannare i dissidenti e proteggere i soli interessi economici dell’agricoltura intensiva. La Cina (per non essere da meno) mette la voce epidemia sotto segreto di stato ed arresta chiunque diffonda informazioni scomode.
Per metterla sul ridere “c’erano una volta un cinese, un americano e un italiano”, ma hanno fatto una brutta fine, perché gli interessi economici dell’industria animale erano molto più importanti della loro salute. Fine della barzelletta.
Il problema vero è che non impariamo o non vogliamo imparare.
11 delle 12 malattie infettive emergenti sono zoonosi derivanti da fonti animali.
E ce ne sono altrettante centinaia là fuori, roba che noi umani non possiamo nemmeno immaginare.
Ogni giorno scopriamo nuovi rischi di infezione zoonotica che provengono dagli animali da allevamento, come conseguenza dell’attività umana (meglio dire inumana) di sfruttamento delle altre specie.
Stiamo parlando di malattie provocate dall’uomo, malattie che in natura non esisterebbero. Centinaia di anni addietro un virus sarebbe naturalmente emerso e si sarebbe poi semplicemente estinto, ma con l’agricoltura moderna tutto è cambiato.
La produzione di carne è aumentata in modo esponenziale negli ultimi decenni.
Ciò ha determinato un “efficientamento” dei costi di produzione e distribuzione, il cui vero costo è un elevato rischio di nuove malattie.
La concentrazione innaturale di animali stressati, mutilati, manipolati, rinchiusi in luoghi sporchi e antigienici e che producono enormi quantità di merda è la “baraccopoli” ideale per lo sviluppo di virus letali. Ci rendiamo conto? Ci stiamo eliminando da soli, non è pazzesco?
Siamo noi uomini il vero nemico dell’umanità. Il nostro dominio crudele sugli animali ha prodotto i nostri più crudeli assassini. E’ come se Madre Natura ci stesse pagando il “cash back” per aver allevato gli animali in condizioni scioccanti e disumane, in luoghi sporchi e sovraffollati, per averli fatti mangiare, dormire, urinare, defecare e combattere in una discarica contaminata, per averli trasportati in vita come carne morta, per averli fatti soffrire, stressare, ammalare e morire nel peggiore dei modi.
Ho bisogno di dirtelo ancora una volta con le parole più semplici affinché tu capisca sino in fondo la gravità della situazione in cui noi e i nostri figli ci troviamo.
Le malattie che passano dagli animali agli esseri umani sono il risultato di come li alleviamo per farli diventare cibo.
Gli allevamenti industriali intensivi sono i peggiori incubatori di virus.
Il consumo della carne animale da loro prodotta può provocare serie contaminazioni e malattie.
Eppure l’industria continua a negare la propria colpevolezza al cospetto dell’opinione pubblica, supportata con ogni mezzo da complici istituzionali.
Perdonateci polli perché vi uccidiamo, mangiamo e poi (per ironia) vi biasimiamo! Ce la dovremmo invece prendere seriamente con il sistema di sfruttamento legalizzato che ci ha resi ciechi, sordi, insensibili e sempre più malati.
“Ma io mangio solo carne bianca” mi dicono alcuni amici onnivori, nella convinzione tanto onesta quanto naif di fare del bene.
L’industria globale del pollame gioca invece un ruolo centrale e decisamente critico nella crisi dell’influenza aviaria.
L’espressione americana “there is shit in your meat” (c’è merda nella tua carne) è tutt’altro che maleducata o fuori luogo.
La verità è che il pollame possiede un elevato tasso di contaminazione fecale (che può arrivare addirittura all’85%) e rappresenta dunque la causa più comune e “normale” (parliamone…) di intossicazione alimentare, come potrebbe essere diversamente? E’ la conseguenza di come i polli vengono allevati, nutriti e uccisi.
Secondo la USDA (il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti) negli impianti di macellazione meccanizzata ci sono almeno 50 fasi di lavorazione in cui si possono verificare gravi contaminazioni, dimenticandoci per un attimo della cosa ancor più grave, ovvero che i rifiuti fecali dei polli (tradotto: la merda dei polli) vengono somministrati ad altri animali in qualità di mangime.
Ciò rappresenta un grave pericolo per l’igiene domestica di ogni famiglia americana che dovrebbe così “ripensare la cucina” come se fosse il laboratorio del piccolo chimico e manipolare la carne con l’attenzione che un “materiale pericoloso” richiede. Siamo o non siamo fuori di cotenna?
Così come sono certo che non consiglieresti ai tuoi figli di lavarsi i denti con l’acqua del wc, ho la certezza che non sei disposto a barattare la tua salute e quella dei tuoi cari per un petto di pollo. Anche in questo caso (esattamente come per la Cina) ti vorrei ricordare che l’America è giusto dietro l’angolo e che parecchi prodotti industriali a base di pollo “Made in Usa” potrebbero arrivare proprio da lì.
Eppure continuiamo a nutrirci di animali e derivati …
Mentre il consumo di frutta e verdura porta con sé il minor rischio di malattia e ospedalizzazione, pollo e uova ne sono la causa principale più di carne rossa, pesce e latticini messi assieme.
Nonostante ciò la fabbrica dei polli, con una avidità senza limiti, continua imperterrita nella sua azione di efficientamento economico, anziché ripulire la sua merda, ridurre il sovraffollamento, migliorare i livelli di igiene, l’alimentazione e i processi di allevamento.
Quando ti chiederai qual è il prezzo giusto per una fettina di pollo, ricordati sempre di dare un prezzo (anche) alla tua salute e alla tua vita. Questo è il vero costo della carne a buon mercato.
E mentre la più grande pandemia della storia bussa alla porta noi abbiamo ancora la testa sotto la sabbia.
Pensaci, se non siamo nemmeno in grado di gestire un virus “lieve” come Covid-19, come fermeremo il mostro? Quando H5N1 diventerà trasmissibile tra gli umani non potremo fare più nulla, proprio nulla per fermare il disastro più orribile della storia moderna.
Se esiste ancora una possibilità di salvezza, quella possibilità è qui e adesso.
Non ha senso classificarla come top secret perché il silenzio potrebbe rivelarsi una scelta mortale. L’industria animale non sta più giocando d’azzardo con il proprio destino ma con la vita di tutti noi, allevando non solo animali da macello, ma la combinazione del virus più letale di sempre.
Recentemente ho letto un libro molto interessante: “HOW TO SURVIVE A PANDEMIC” (come sopravvivere ad una pandemia) del Dott. Michael Greger, un “malloppone” in Inglese di più di 500 pagine che ognuno di noi dovrebbe leggere per meglio proteggere se stesso e la propria famiglia.
Ma per chi “va di fretta” ecco il video trailer in soli 4 minuti.
E’ arrivato il momento di capire che quanto mangiamo ogni giorno non è mai stato un problema di così critica importanza per la salute mondiale.
Coloro che continueranno a consumare animali non sfrutteranno solo altre specie, ma mineranno la propria salute, metteranno a repentaglio la propria vita e quella delle generazioni future.
E’ arrivato il momento di chiudere le fabbriche dei virus e togliere gli animali dalla nostra tavola!
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